Domande frequenti
Informazioni sull’alcol
Il consumo è considerato moderato, ossia poco problematico, quando una persona beve in quantità ragionevoli. In caso di persone in buona salute, non più di due bicchieri standard al giorno per gli uomini e non più di un bicchiere standard al giorno per le donne, e sempre in maniera adatta alla situazione.
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Il corpo femminile ha in media più tessuto adiposo e meno liquido rispetto al corpo maschile. Siccome l’alcol è più facilmente solubile in acqua che nel grasso, si diffonde principalmente nel liquido corporeo. A parità di peso e di alcol consumato, in genere la concentrazione di alcol nel sangue è quindi più elevata nelle donne. Le donne dispongono inoltre di una quantità minore di enzimi che contribuiscono allo smaltimento dell’alcol, che risulta quindi più lento.
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Quando una persona ha problemi con il consumo di alcol, spesso si rifugia nel diniego. Può convincersi e anche credere tenacemente di bere come tutti e di essere in grado di smettere quando vuole. Se vuole. Questo meccanismo di diniego è una difesa che consente di distanziarsi dalla realtà problematica del consumo.
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Quando una persona ha problemi con il consumo di alcol, spesso si rifugia nel diniego. Può convincersi e anche credere tenacemente di bere come tutti e di essere in grado di smettere quando vuole. Se vuole. Questo meccanismo di diniego è una difesa che consente di distanziarsi dalla realtà problematica del consumo.
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La codipendenza è una successione di atteggiamenti e di reazioni sviluppati da chi sta vicino a una persona dipendente cercando di aiutarla. Il risultato finale è che anche queste persone si ammalano senza riuscire a migliorare la situazione di chi si voleva sostenere.
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La questione dell’alcol al lavoro
I problemi legati a un consumo inappropriato di alcol al lavoro generano costi economici considerevoli per le aziende: assenteismo, calo di produttività, affidabilità ridotta, rischi per la salute e molte altre conseguenze che possono pesare sui costi d’esercizio.
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Secondo diversi studi e ricerche internazionali, il consumo di alcol è una delle cause del 15-25 per cento degli infortuni professionali.
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Il consumo di alcol è più elevato nei contesti in cui si è spesso in relazione con il pubblico o, al contrario, quando si lavora isolati, di notte e in attività fisicamente pesanti.
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Non c’è una risposta semplice e sempre valida a questa domanda. Una vulnerabilità genetica, un’infanzia difficile, problemi familiari o un contesto di lavoro stressante sono tutti fattori che possono contribuire a dare un senso al consumo inappropriato di alcol sul posto di lavoro.
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Fattori che generano stress o sono percepiti come tali possono contribuire a un consumo inappropriato di alcol al lavoro e fuori, ma lo stress da solo non è una spiegazione sufficiente.
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Non esiste una legge federale che vieta di bere sul posto di lavoro, ma c’è un articolo che dà al datore di lavoro la possibilità di creare un regolamento che proibisca o limiti il consumo di alcol. Sempre più spesso, le aziende si dotano di un regolamento interno sul consumo di alcol come misura di sicurezza e di prevenzione di infortuni e malattie professionali.
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La responsabilità del datore di lavoro in caso di infortuni sul posto di lavoro è sempre più grande, per cui si può essere tentati di farvi fronte ricorrendo a test di alcolemia. Questi test violano però la protezione della personalità e possono essere effettuati solo con il consenso della persona interessata o se la misura è contemplata nel regolamento interno dell’azienda. In ogni caso, essi possono essere svolti soltanto se esiste un rischio concreto per la sicurezza.
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In caso di infortunio professionale legato all’alcol, il datore di lavoro e il superiore gerarchico possono essere considerati responsabili, soprattutto se non hanno fatto tutto il possibile per prevenire quanto accaduto. Il datore di lavoro è responsabile a livello civile e penale, il quadro può essere considerato responsabile a livello penale se la sua inazione ha favorito l’infortunio.
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Licenziare qualcuno a causa di problemi di alcol può essere considerato un abuso. È invece possibile rescindere un contratto di lavoro se le prestazioni del collaboratore calano e non corrispondono più a quanto indicato nel mansionario.
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Sono numerose le aziende che, come misura di sicurezza e di prevenzione per la salute dei collaboratori, hanno deciso di organizzare aperitivi in cui viene servito meno alcol e in cui vengono proposte molte più bevande analcoliche. Per le feste del personale, molte aziende adottano provvedimenti affinché le persone che bevono troppo possano tornare a casa in sicurezza.
Tuttavia, attualmente sembra che in caso di infortuni avvenuti dopo un consumo di alcol sul posto di lavoro o di una festa del personale, la responsabilità non cada sull’azienda.
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Politica aziendale
Ci sono almeno cinque buone ragioni per dotarsi di una politica aziendale in materia di alcol: ridurre i costi indiretti, migliorare la sicurezza, applicare la legge per la tutela della salute dei lavoratori, creare un clima di lavoro positivo e assumersi un dovere etico e morale.
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Prima di lanciarsi nell’elaborazione di una politica sull’alcol nell’azienda, è importante considerare il contesto professionale, la storia e la cultura aziendale. È inoltre consigliabile disporre del sostegno del maggior numero possibile di collaboratori.
Una politica di questo genere presenta numerosi vantaggi (sicurezza, coerenza, responsabilità del datore di lavoro, chiarezza in merito ai provvedimenti), ma può anche far sorgere resistenze. Per questo, Dipendenze Svizzera ha approntato una guida.
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Gestione delle inefficienze
Se crede che un collaboratore è sotto l’influenza dell’alcol, in quanto responsabile gerarchico il quadro deve intervenire per questioni di sicurezza. L’intervento non riguarda il consumo di alcol, bensì l’idoneità del collaboratore a svolgere il suo lavoro.
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Sebbene i tempi siano cambiati, il consumo eccessivo di alcol – in particolar modo quando viene constatato sul lavoro – rimane un tabù. Il responsabile gerarchico può temere di invadere la sfera privata del collaboratore se affronta l’argomento e la persona in questione invece pensa di non avere alcun problema. La difficoltà sta quindi nel decidere quali sono i limiti dell’accettabile.
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I comportamenti di codipendenza al lavoro possono assumere forme diverse: simpatia o addirittura empatia nei confronti della persona che si sospetta abbia un problema, accomodamento degli altri alle inefficienze progressive, accettazione inconscia della situazione, reazioni di copertura, di protezione e legge del silenzio.
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Per non incappare nel diniego della persona in questione, conviene non fare riferimento agli indizi fisici e apparentemente «evidenti» di un problema di alcol, come l’alito alcolico, gli occhi rossi, l’odore di alcol, i tremori ecc.
Per affrontare la situazione in modo più efficace, è importante concentrarsi sugli indizi fattuali osservati per un certo tempo: lacune e cambiamenti nelle prestazioni e nelle mansioni professionali.
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Gli indizi e i segni di inefficienza possono essere classificati in diverse categorie: assenteismo, qualità del lavoro e prestazioni, cambiamenti del comportamento, aspetto esteriore.
Ma attenzione: benché alcuni indizi possano avere un legame diretto con un problema di alcol, possono anche essere dovuti a malessere, a una malattia, a problemi familiari o psicologici. Se tuttavia si osservano per un certo tempo, si tratta evidentemente di fattori che indicano un problema professionale.
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